Binge eating, bulimia e ADHD: Quale possibile associazione?

adhd e binge eatingIl disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è una sindrome caratterizzata da persistenti difficoltà di attenzione, controllo dell'impulsività e iperattività. È considerato un disturbo del neurosviluppo, ovvero una condizione con esordio durante l’età infantile, che può compromettere il funzionamento nell’area personale, sociale, scolastica e/o lavorativa. Tuttavia, un numero via via crescente di adulti comincia a essere diagnosticato come ADHD proprio perché ha conosciuto questo disturbo e ritenuto di poterne essere affetto (non di rado, dopo aver sostenuto il percorso diagnostico per un figlio). Non sorprende infatti che una condizione che ha ricevuto forte interesse nell’ultimo ventennio potesse passare inosservata in precedenza. Attualmente, si stima che ne sia affetto all’incirca il 3-7% della popolazione italiana.

L’ADHD è spesso accompagnato da condizioni psichiatriche co-occorrenti, come ansia e depressione. Tuttavia, alcuni individui sembrano manifestare con una certa frequenza anche alcune tipologie di disturbo alimentare, come il binge eating e la bulimia nervosa.

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La vergogna per il proprio corpo e il bisogno di essere apprezzati: il ruolo dell’aspetto fisico nel disturbo alimentare.

vergogna del proprio corpo e disturbi alimentariPerché provo vergogna per il mio corpo? È davvero importante rispettare gli standard imposti dalla cultura e dalla società? Proviamo a dare risposta a questi interrogativi, cercando di comprendere cosa spinge le persone a dare importanza all’aspetto esteriore e perché insorge vergogna per il proprio aspetto fisico. E perché la vergogna del corpo spesso conduce ai disturbi alimentari.

Le persone sono animali sociali e hanno bisogno degli altri per raggiungere vari scopi e realizzare progetti (dalla crescita dei figli alla costruzione di ponti e grattacieli). Tuttavia l’interdipendenza presenta anche risvolti negativi: dal momento che essere membro di un gruppo è essenziale per il “successo”, l’esperienza di sentirsi esclusi o inadeguati può essere devastante.

Un aspetto di quest’esperienza è la vergogna, ossia la sensazione di essere talmente “sbagliati” da non meritare l’appartenenza, l’approvazione o l’amore degli altri. (Per un approfondimento sull'emozione della vergogna vedi: Senso di inadeguatezza e timore del giudizio: perché si prova vergogna.)

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“Sono anoressica e mi sono abbuffata”: quando l’anoressia passa a bulimia.

da anoressia a bulimiaAnoressia e bulimia sono i disturbi alimentari più noti e gravi all’interno dello spettro dei disturbi legati all’alimentazione. Spesso vengono considerati diametralmente opposti, mentre nella maggior parte dei casi le persone che arrivano in terapia sembrano condividere molti aspetti di entrambi i disturbi e oscillare da uno all’altro, ma molto più spesso si nota il passaggio dall’anoressia alla bulimia.

Perché l’anoressia si trasforma in bulimia nel corso del tempo?

La risposta più fondata sembra essere legata al crollo del rigido auto-controllo. Le persone con anoressia restringono l’alimentazione, calcolano al millesimo le calorie ingerite, non si concedono mai sfizi o cibi che sono vietati dalle loro regole alimentari, cercano di fare molta attività fisica, si impongono di rispettare la quantità di alimento che hanno previsto di mangiare indipendentemente dal senso di fame che provano, non ascoltano le loro sensazioni interne né fisiche né tantomeno quelle emotive; il pensiero di controllare alimentazione e peso riempie le loro vite e le loro teste.

Questo atteggiamento però richiede una spesa energetica, in termini di stress, ansia, volontà e disciplina, che è molto difficile sostenere per un tempo prolungato. 

È qui che arriva il calo brusco di tutte le difese, il lasciarsi andare. E qui nascono le abbuffate, che se protratte possono portare la condizione a mutare da anoressia a bulimia. 

La persona, sempre inconsapevole e non dedita all’ascolto del proprio mondo emotivo interiore, nel momento in cui viene colta da qualche pensiero o sentimento sgradevole si aggrappa al cibo per distrarsi, colmare il vuoto o punirsi, perdendo il controllo degli impulsi.

L’energia che serve a mantenere un rigido autocontrollo si esaurisce e la persona si trova a doversi difendere alla sua interiorità rapportandosi all’unico elemento che riconosce come “salvifico” (il cibo) ma questa volta lasciandosi sopraffare dal mangiarne in quantità eccessive.

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4 consigli per smettere di abbuffarsi e combattere la fame nervosa

smettere di abbuffarsi e combattere la fame emotivaCome fare per resistere alla fame nervosa e all’impulso di abbuffarsi?

Il primo passo per affrontare un problema è capirne le caratteristiche e le cause. Cosa sono le abbuffate, cos’è la fame nervosa e perché si manifestano? Il termine abbuffata consiste nel mangiare una quantità di cibo eccessiva, sia in termini calorici che relativamente alla circostanza in cui si sta mangiando. Se mi servo due piatti abbondanti di pasta che sicuramente eccedono la quantità salutare ma lo faccio in pasto domenicale o in occasione di una cena tra amici e questa cosa capita saltuariamente, questi episodi non possono definirsi “abbuffate” in senso patologico. Se, invece, mangio due confezioni di gelati per merenda mentre sono in casa da sola, allora è probabile che quel comportamento sia un’abbuffata a carattere psicologico. 

Abbuffate e fame nervosa sono spesso considerati sinonimi, mentre in realtà non sempre si equivalgono. Posso essere soggetto a fame nervosa senza abbuffarmi. Un tipico esempio di fame nervosa senza abbuffate è lo spiluccamento continuo di cibo in vari momenti della giornata. Questo comportamento produce meno effetti collaterali sul peso, ma può condurre a un alimentazione squilibrata con conseguenti problemi fisiologici. Ad esempio, se ho l’abitudine di spiluccare molto durante la mattinata o non riesco a resistere dal mangiare degli snack poco prima di cena, è possibile che arrivi al pasto “ufficiale” con poca fame, mangiando poco i giusti nutrienti.

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Il Binge Eating Disorder (BED): cure e psicoterapia per eliminare le abbuffate.

mindful eating Il Binge Eating Disorder (BED), o disturbo da alimentazione incontrollata, è il disturbo alimentare più frequente nella popolazione generale. La sua entità può variare dalla presenza di continui spuntini e ‘spizzichi’ fuori pasto a frequenti e significative abbuffate. 

Le abbuffate compulsive possono essere conseguenza di precedenti diete (specialmente se queste erano molto rigide e/o drastiche rispetto alla solita modalità di alimentarsi della persona) o legate a difficoltà di gestione delle emozioni. 

Nella nostra cultura è piuttosto comune ricorrere al cibo come mezzo di distrazione o di consolazione da momenti difficili ed emotivamente carichi. Spesso ci si concedono delle ‘coccole’ alimentari. Purtroppo questo insegnamento (tramandato per lo più in maniera inconsapevole da generazione a generazione) rischia di provocare gravi conseguenze per la salute. 

Il Binge Eating e le abbuffate sono infatti una delle principali cause di sovrappeso e obesità o di oscillazione del peso a yo-yo. Questo disturbo alimentare comporta infatti un’alimentazione eccessiva (rispetto al proprio fabbisogno energetico) in mancanza di compensazioni adeguate (le persone solitamente fanno poca attività fisica o ricorrono al digiuno nel giorno successivo all’abbuffata il quale stimola ulteriori abbuffate da sbilanciamento dei pasti).

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Iniziare a mangiare bene e senza abbuffate: affidati alla mindful eating

mindful eatingQuando si tratta di scegliere cosa mangiare per migliorare o mantenere il proprio stato di salute, ognuno ha qualcosa di diverso da dire. Ovunque troviamo informazioni sul “miglior” alimento, modalità, orario o regola alimentare. 

Questi consigli alimentari propongono messaggi “estremi”, assoluti, in “bianco o nero”, su ciò che è buono e ciò che è cattivo. Tendono inoltre a porre etichette ai cibi e agli individui (vegetariani, onnivori, organico, biologico, senza zucchero e così via). E poi presentano delle dicotomie (delle contrapposizioni): meglio seguire la dieta o mangiare seguendo l’intuizione, meglio la dieta innovativa o quella preistorica, meglio mangiare con consapevolezza o senza! 

Questi messaggi non solo confondo, ma possono anche eliminare il piacere e la semplicità derivanti dal fare ciò che di norma è un’attività semplice, nutriente e quotidiana: il mangiare per nutrire i nostri corpi.

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Come perdere peso tornando ad ascoltare il corpo: mindful eating e regole alimentari

alimentazione consapevole per dimagrireIl concetto di flessibilità è il punto chiave della mindful eating (il mangiare consapevole). Imparare ad affidarsi alle propria saggezza interiore, tuttavia, può essere complesso per coloro che non sono a proprio agio e non hanno fiducia del proprio corpo. Tra questi rientrano le persone “cronicamente a dieta”, le quali si sentono più propense a seguire chiare regole sul “cosa e quando” mangiare. 

Esiste un solo modo corretto di mangiare: quello consapevole.

Per insegnare in maniera efficace tale pratica alimentare, occorre affrontare l’equivoco, educando le persone su come le rigide regole alimentari aumentino il rischio di abbuffate e insoddisfazione corporea. 

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Perché non riesco a seguire una dieta? Scegli l'alimentazione consapevole

sovrappeso, dieta e psicologia L’ambiente “obesogeno” occidentale si caratterizza per l’abbondanza di cibo non salutare. Tale ambiente ha comportato la crescita del numero di persone che tentano di controllare il loro peso corporeo. Uno studio americano ha riportato che oltre il 70% degli adulti negli Stati Uniti rivelava di aver contato le calorie, ridotto la quantità di introito giornaliero o dei grassi o aumentato i livelli di attività fisica almeno una volta negli ultimi 4 anni. 

Le persone che tentano di controllare il loro peso, con una certa frequenza o regolarità, limitando l’apporto calorico, vengono definite “persone cronicamente a dieta” o “mangiatori restrittivi”.

Sfortunatamente, questi soggetti spesso falliscono nel loro obiettivo: il comportamento alimentare dei mangiatori restrittivi è caratterizzato da periodi di restrizione, che spesso determinano delle ricadute e periodi di abbuffate. I ricercatori hanno rilevato che in realtà le persone che tentano ripetutamente di mettersi a dieta, consumano in media la stessa quantità di calorie di chi non restringe l’alimentazione. 

Nel corso degli anni sono state proposte molte spiegazioni per i problemi di regolazione alimentare. Ad esempio, si è pensato che i mangiatori restrittivi siano più vulnerabili all’apparenza edonistica ed invitante dei cibi poco salutari e quindi sperimentino un maggior desiderio di tali alimenti. 

Gli studiosi hanno cercato di capire soprattutto in quale punto del processo di gestione del desiderio di cibo avvenga il fallimento. 

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Dott.ssa Chiara Francesconi

chiarafrancesconi.psico@gmail.com

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Riferimenti terapeutici

Schema Therapy, Teoria dell'Attaccamento, Circle of Security, Mindfulness, Alleanza Terapeutica, Psicoeducazione.

Autori: J.Young, J.Bowlby, Jon Kabat Zinn, G. Liotti, Aaron Beck & Albert Ellis

Dott.ssa Chiara Francesconi - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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