"Sono un fallito": riconoscere e superare lo schema del Fallimento.

sentirsi un fallimentoTi sembra di essere meno competente delle altre persone? Di riuscire sempre meno degli altri, in vari ambiti di vita? Ritieni di non avere particolari doti o abilità? …Forse sei caduto nella trappola del Fallimento.

Le persone che presentano lo schema del Fallimento sono convinte che le loro prestazioni e capacità in vari ambiti della vita quotidiana (lavoro, scuola, sport, hobby, relazioni sociali..) siano inferiori a quelle degli altri. Si sentono costantemente prive di talento e abilità, inferiori, inadeguate, stupide, inette, in altre parole delle fallite.

 

Anche queste convinzioni, come quelle di altri schemi, possono aver origine da esperienze precoci ed infantili. Alcune volte lo schema si sviluppa a causa di genitori o familiari molto critici  nei confronti dei risultati e delle prestazioni, che ripetevano spesso al bambino che non era capace di fare le cose, che era tonto o maldestro, oppure si limitavano a comportamenti che facevano presupporre tale idea, ad esempio svolgendo loro stessi dei compiti al posto dei figli, piuttosto che insegnare la corretta maniera di svolgere un’attività. Anche un ambiente in cui vengono fatti continui confronti con ideali più elevati può far insorgere il senso di fallimento.

Alcune volte le prestazioni inferiori possono esserci state realmente. Possono essere state causate ad esempio un disturbo dell’apprendimento non diagnosticato o sottovalutato, che non consentiva un adeguato svolgimento dell’attività scolastica. O dal fatto di non aver ricevuto abbastanza attenzione e disciplina in famiglia e quindi non si è mai appreso il giusto modo di fare le cose.

Lo schema del fallimento dà spesso origine ad un brutto circolo vizioso: quello della profezia che si autoavvera. In altre parole, percependo di non poter raggiungere buoni risultati, la persona spesso si impegna poco in quel che fa, non compie i passi necessari utili, non prende mai l’iniziativa.. finendo con l’ottenere realmente un risultato scarso. Il fallimento verrà attribuito alle poche capacità, mentre in realtà è dato dal comportamento passivo della persona.

Questo comportamento è molto simile a ciò che viene definito “autosabotaggio”, che è una strategia “difensiva” per non entrare in contatto con la sofferenza legata al fallimento personale. In questi casi, la persona, piuttosto che ritrovarsi di fronte al vero fallimento a causa delle mancate capacità, preferisce sabotare la prestazione (impegnandosi poco, rimandando, scegliendo situazioni poco favorevoli, assumendo sostanze, ecc..) in modo da poter dare la “colpa” del fallimento (che ovviamente si verifica!) a cause esterne o transitorie, senza andare ad intaccare il proprio Sé. Tuttavia questa strategia non porta però benefici nel lungo termine, in quanto la persona resterà sempre in una “zona mediocre”, se non bassa; e questo comporterà comunque la sensazione di essere dei falliti.

Alcune persone arrivano a sviluppare invece la convinzione che per non sentirsi falliti bisogna raggiungere risultati eccellenti, finendo per cadere nella trappola opposta, quella degli Standard Elevati ("Non va ancora abbastanza bene!": gli Standard Elevati.).

  • Come uscirne?

Dei piccoli suggerimenti possono essere quelli di:

  • prendersi un attimo per valutare la situazione con una certa "distanza", in maniera più oggettiva: è veramente un fallimento quello che ho sperimentato? quante altre persone lo percepirebbero come un fallimento? quali fattori sono entrati in gioco per portarmi a quel risultato non voluto e non ottimale? erano in ballo solo le mie competenze o anche fattori esterni, ambientali, situazionali ecc?
  • cercare di ricordare da quanto tempo o da occasione mi sento un fallito: è una sensazione insorta dopo l'ultima cosa andata male? o me la sto portando dietro da tanto tempo? qualcuno mi trattava da incompetente o stupido o diceva che non ero in grado di fare delle cose?
  • fare un esame approfondito delle proprie capacità e qualità, sia pratiche/esteriori che caratteriali/interiori: esistono infatti molti tipi di intelligenza e molte abilità utili per fronteggiare i compiti e gli eventi di vita.

Questi consigli possono tuttavia non essere sufficienti per raggiungere un cambiamento nella propria visione di se stessi, occorre pertanto rivolgersi da uno psicoterapeuta.

La terapia cognitivo comportamentale, attraverso la Schema Therapy, può aiutare la persona a modificare la sua visione di sé e a potenziare le sue capacità.

Innanzitutto, occorre ricordare che il fallimento è un giudizio, un’opinione e come tale è “soggettivo”. E’ un modo di vedere l’evento… possono essercene tanti altri! Questo ci fa capire come mai alcuni si riprendano quasi subito dopo una “caduta”, mentre altri restano impantanati.

In secondo luogo, anche quando il fallimento è reale (cioè non si è raggiunto l’obiettivo desiderato), è essenziale accettare il fallimento come un qualsiasi altro evento naturale nella vita dell’essere umano. Non è invece necessario applicarsi l’etichetta di “falliti”, che andrebbe a condizionare il proprio comportamento e le future scelte di vita.

Ovviamente non bisogna dare per scontato che una persona possa fallire in qualche contesto di vita per la reale mancanza di capacità in quel campo. In questo caso,  esiste la possibilità di seguire percorsi di “skills training”, cioè di apprendimento di nuove abilità, che possono incrementare le potenzialità della persona, specialmente in ambito lavorativo e sociale.

 

A questo link puoi trovare un'altra lettura sul senso di fallimento e di bassa autostima: Le 10 cause di bassa autostima e come aumentare la stima di sé.

 

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Dott.ssa Chiara Francesconi

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