L’obesità e il sovrappeso affliggono la nostra popolazione. In molti paesi del mondo la loro soglia ha superato il 15% della popolazione – limite critico per cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente definito l’accrescimento di questi casi come una vera e propria epidemia e fenomeno patologico.
L’obesità sta infatti superando il fumo come primo fattore di rischio prevenibile di mortalità. Il sovrappeso è una malattia, non un fattore estetico.
Tuttavia, la massiccia e forse non corretta informazione ha trasmesso il messaggio erroneo alla sponsorizzazione della magrezza e al ricorso alle diete più svariate.
E questo ha comportato un dilagare delle alterazioni del comportamento alimentare, nonché una perdita della spontaneità nell’atto del mangiare e del cibarsi, ed un’estrema focalizzazione sul ruolo del peso corporeo nel raggiungimento di obiettivi personali, professionali e sociali.
Il tentativo di trattare il sovrappeso e l’obesità come malattie puramente mediche e quindi soggette a prescrizioni elementari e preconfezionate ha finito per incentivarne lo sviluppo. Prescrivere una dieta restrittiva ad una persona sovrappeso è come bastonare un matto per farlo rinsavire!, scriveva Jules Hirsch qualche tempo fa.
Ed è esattamente per ripristinare la soggettività e la natura interiore ed emotiva di queste problematiche alimentari (e metaboliche) che si è iniziata a considerare l’importanza del supporto psicologico nei percorsi di dimagrimento e dieta. L’obesità nasconde caratteristiche di personalità e caratteri complessi, multisfaccettati, esperienze di vita soggettive e altamente individuali.
Qual è quindi il ruolo dello psicologo nei casi di sovrappeso e obesità? Come può lo psicologo aiutare nel percorso di dimagrimento?
Innanzitutto la consulenza psicologica aiuta a mettere in chiaro quali fattori possono dar luogo, da soggetto a soggetto, alla difficoltà nel dimagrimento.
Si esaminano assieme le strategie fallimentari che possono aver portato al deragliamento le diete precedenti, si valuta la sedentarietà e/o l’attività fisica svolta dal soggetto (e la sua motivazione a farla!), si prende in considerazione il ruolo della compensazione tramite il cibo di difficoltà emotive quotidiane (il soggetto mangia quando è in preda a noia, rabbia, ansia, tristezza ecc..?). E’ molto importante riflettere assieme sui modelli personali di bellezza e idoneità fisica, sulle fiducia o sfiducia in se stessi e nelle proprie capacità, e sull’ambiente in cui è inserito il soggetto (che potrebbe influenzare positivamente o negativamente il rapporto con la sua fisicità e con l’alimentazione).
Dopo la valutazione di tutti questi elementi, che solitamente richiede un paio di colloqui anamnestici e di raccolta dati, psicologo e cliente si accordano per il vero e proprio percorso da seguire, che potrebbe essere caratterizzato da:
- tenuta del diario alimentare
- tenuta del diario di automonitoraggio emotivo
- training per la gestione emotiva
- training per l’assertività
- sviluppo della consapevolezza corporea
- ripristino del riconoscimento degli stimoli di fame e sazietà
- utilizzo delle tecniche di psicoterapia cognitivo comportamentale
- utilizzo della mindful eating
La psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata particolarmente efficace nel produrre miglioramenti anche in tempi medio-brevi degli squilibri del comportamento alimentare.
La dott.ssa Francesconi offre un servizio di consulenza online per gestire il comportamento alimentare, prenota subito un appuntamento scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il numero 348.8239755.
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