Oscar Wilde sosteneva che “l'unico modo per liberarsi di una tentazione è di abbandonarvisi: resistete, e la vostra anima si ammalerà di nostalgia per le cose che si è vietata”. E aveva ragione.
Vietarci qualcosa lo rende ai nostri occhi fortemente desiderabile, l’oggetto tabù diventa un’ossessione nelle nostre menti. Questo dipende da alcuni meccanismi psicologici.
Il primo sta nel fatto che per ricordarci di non mangiare qualcosa la nostra mente deve prima creare l’immagine di quanto proibito e poi mettergli la croce sopra. Non si può infatti NON pensare ad una cosa proibita. Le immagini compaiono alla mente molto più vivide e veloci delle parole. Il “NON” è una parola, che non può essere rappresentata per immagini. Pertanto quando ci diciamo che quella cosa non la dobbiamo mangiare, nella nostra mente compare essenzialmente l’oggetto.
Se vi dico di non pensare ad un bignè.. non ci pensare, non pensare al bignè con la crema, non pensare al bignè bello tondo e ripieno sul vassoietto del bar… Cosa è successo? Probabilmente avete visto bignè ovunque! …E ora che ve li siete immaginati in tutti i modi possibili, come fare a resistere alla tentazione? Come si fa a far predominare una semplice parolina, il “NO”? Diventa moooolto complesso!
Le sensazioni finiranno per prevalere sulla razionalità del linguaggio (“non ho resistito eppure continuavo a dirmi che non andava bene, che non dovevo farlo!”)
Ma c’è anche un altro motivo per cui i divieti hanno vita breve. E qui ci viene in aiuto un'altra citazione famosa: “"Tutto quello che c'è di divertente nella vita o è immorale, o illegale o fa ingrassare" (P.G. Wodehouse). Questa credenza, non totalmente scorretta, dilaga nelle nostre menti. Le cose goduriose sono spesso poste sotto limitazione. Non bisogna abusarne. E ciò vale per varie sostanze (dall’alcool al fumo), per il gioco d’azzardo, per le pulsioni sessuali, e anche per gli zuccheri e cibi grassi!
L’idea che ci stiano o ci stiamo vietando delle prelibatezze succulente, dei manicaretti estasianti, ci fa vedere quel cibo, non solo ripetutamente presente nella nostra mente (per via del divieto) ma anche in un’ottica appagante e libidinosa, molto più di quel che sarebbe se non ci fosse vietato.
I divieti comportano anche un altro comportamento fallimentare delle diete: le abbuffate.
L’idea di dover stare senza un determinato cibo per svariato tempo, ci porta a volerne consumare in grandi quantità una volta che ne abbiamo l’occasione (o che ce ne concediamo lo sfizio). E’ il classico meccanismo del “da domani dieta!” e visto che da domani c’è la restrizione “oggi mi abbuffo di tutto e di più!”.
Ora ti chiederai: ma non posso ingozzarmi di tiramisù liberamente se voglio dimagrire! Me lo devo imporre un limite, no? … La risposta è NI.. Il limite si trova non imponendosi di non mangiare determinate cose (specialmente se dall’oggi al domani!) ma sviluppando consapevolezza corporea e alimentare (leggi anche "la minfulness applicata alla gestione del comportamento alimentare") nonché coscienza delle proprie sensazioni ed emozioni. Riscoprendo e seguendo i cicli fisiologici di fame e sazietà e il vero sapore dei cibi, non avremmo bisogno di regolare con divieti la nostra alimentazione. Sarà il nostro corpo e la nostra mente a dirci quello di cui abbiamo veramente bisogno per stare bene.
La dott.ssa Francesconi offre un servizio di consulenza online per gestire il comportamento alimentare, prenota subito un appuntamento scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il numero 348.8239755.
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