Abbiamo già parlato dell’alimentazione guidata dalle emozioni in questo articolo. Tuttavia esistono anche altri meccanismi psicologici in grado di influenzare le qualità e quantità di cibi che mangiamo.
La storia di ognuno di noi è caratterizzata da vari episodi a tonalità emotiva riguardanti il mangiare: dal ricordo sfocato dell’allattamento, al pasto all’asilo con i compagni, dalle cene fuori con gli amici, alle pause pranzo al lavoro, dai cenoni natalizi e della domenica, al quotidiano pasto familiare e così via. E ogni episodio può colorarsi di una sfumatura precisa, positiva o negativa, e restare così indelebile nella nostra mente, lasciando tracce inconsapevoli nei nostri successivi processi decisionali (del cosa e quanto mangiare).
Il nostro gusto personale inoltre si va formando nel corso di vita ed è strettamente legato ad abitudini familiari, all’etnia di appartenenza, al livello sociale ed economico, alla cultura, alle credenze religiose e all’influenza del patrimonio genetico.
Se in famiglia siamo sempre stati abituati a mangiare verdure o a mangiare grandi porzioni o piuttosto se i nostri genitori erano spesso a dieta o molto attenti all’alimentazione e preparavano per tutti cibi poco conditi, se le difficoltà economiche non consentivano di mangiare cibi costosi e succulenti e di partecipare a cene al ristorante o se siamo nati in Oriente in cui gli insetti sono alimenti ricci di proteine e prelibati… tutto ciò influenza il nostro modo di approcciarci al cibo da ragazzi e da adulti.
Potremmo non mangiare mai certi alimenti e avere un deficit di alcuni nutrienti, e di questo potrebbe risentirne il nostro organismo. Oppure potremmo esserci abituati a certe porzioni, che potrebbero essere eccessive o al contrario non sufficienti per il nostro fabbisogno energetico.
Anche il fatto di aver vissuto episodi non piacevoli con alcuni alimenti potrà portarci alla loro successiva eliminazione ed evitamento dalla nostra tavola!
E cosa dire dell’influenza sociale? Quante volte non siamo riusciti a resistere alla tentazione di scendere anche noi al bar per prendere un cornetto o una pizzetta, dopo aver visto il nostro collega mangiarne in pausa pranzo? E poi, avete mai notato che quando si è in compagnia si mangia di più? Il parlare con altri (così come l’essere presi dal guardare la tv o dal fare qualsiasi altra cosa) mentre si mangia riduce l’attenzione posta all’atto del mangiare. Questo implica che potremmo assumere una quota eccessiva di cibo senza averne consapevolezza.
Mangiare senza la consapevolezza di come tutti questi fattori possono influire sulla nostra alimentazione, può portare a varie problematiche metaboliche e mediche, tra cui le più comuni forme di soprappeso e obesità.
Come è possibile notare, non si tratta di questioni psicopatologiche.. questi meccanismi sono comuni a tutti gli esseri umani e tutti ne possiamo essere “vittime” inconsapevoli!
Per poter seguire una sana alimentazione (oltre ad avere delle corrette linee guida e diete prescritte da un professionista!) occorre sviluppare una coscienza interiore ed essere informati sui processi psichici sottostanti alle nostre decisioni e comportamenti.
La psicologia dell’alimentazione si prefigge a tal proposito di sviluppare consapevolezza del ruolo giocato dalla nostra mente quando si tratta si seguire regimi dietetici e alimentari sani.
La dott.ssa Francesconi offre anche un servizio di consulenza online per gestire il comportamento alimentare, prenota subito un appuntamento scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il numero 348.8239755.
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