Introversione e timidezza sono spesso usati come sinonimi ma in realtà rappresentano due concetti distinti.
Il soggetto timido si sente a disagio nei contesti sociali e in situazioni a lui poco familiari, teme il giudizio altrui, si sente inadeguato, ha poca fiducia nelle sue capacità e sottostima le sue risorse. Vorrebbe fare amicizia ma non riesce. Questa difficoltà a relazionarsi serenamente comporta varie problematiche psicologiche tra cui ansia, sintomi depressivi, solitudine, fobie e scarso rendimento scolastico (nei giovani).
Il soggetto introverso non ha interesse a coltivare tanti rapporti sociali, preferisce stare con pochi amici selezionati. Non evita le occasioni sociali, se si presentano, ma non le ricerca attivamente o costantemente, ha bisogno di rifugiarsi nella solitudine per ricaricarsi. Quando è necessario si rapporta con gli altri in maniera adeguata e senza timori. L’asocialità in questo caso non viene vissuta come problematica per la persona, che quindi non ne soffre.
I ricercatori hanno ipotizzato che entrambe queste forme di distacco sociale possano comunque produrre delle conseguenze negative a lungo termine, anche se per diverse ragioni, ma questo non è stato ancora totalmente dimostrato.
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