Il rifiuto della scuola

La scuola può essere un luogo stimolante, un campo di allenamento di nuove abilità e di apprendimento di conoscenza, utile per imparare ma anche per sperimentare nuovi aspetti della vita e di sé stessi. Tuttavia, non è raro che le famiglie debbano affrontare periodi di rifiuto scolare. Tale problematica può incidere significativamente sul benessere del bambino, attuale e futuro, e sul funzionamento familiare.

Il “comportamento di rifiuto scolare” raggruppa un vario insieme di atteggiamenti che il bambino/ragazzo può adottare nei confronti della scuola, che possono andare dall’assenteismo vero e proprio alla frequentazione della scuola, in maniera più o meno regolare, ma vissuta con forte disagio. Tale problematica può pertanto manifestarsi con modalità esternalizzanti (comportamenti aggressivi, violenti, iperattivi…) o internalizzanti (manifestazione di ansia, tristezza, ritiro sociale, lamentele fisiche…).

 

Per poter applicare una strategia efficace di prevenzione e trattamento del problema, è necessario individuare le motivazioni sottostanti al rifiuto scolare.

Solitamente queste rientrano in 4 tipologie:

  • Rifiuto della scuola per evitare luoghi o cose che generano ansia o paura.

In questo insieme si trovano le paure di separazione dai genitori, il timore di non ritrovare la strada di casa, ansie legate al tragitto in autobus, timore delle urla e dei rimproveri della maestra… Queste tipologie di ansia si manifestano soprattutto in tenera età, nei primi anni di scuola materna o elementare, quando la scuola può spaventare perché è un ambiente nuovo e ancora sconosciuto; tuttavia non è escluso che si manifestino anche in momenti successivi della crescita.

  • Rifiuto della scuola per evitare situazioni sociali e/o valutative che generano ansia o paura.

In questo caso ritroviamo tutti i timori legati alle interrogazioni e alle prestazioni scolastiche che in qualche modo presentano una condizione di giudizio (ne fanno parte anche le gare sportive scolastiche e le recite) e il rapporto con i compagni e gli altri studenti (che includono la paura di essere rifiutato, escluso dal gruppo, preso in giro, maltrattato ecc…)

Oltre alle “fobie” della scuola, esistono altri due motivi per cui i giovani mettono in atto comportamenti di rifiuto scolare:

  • Rifiuto della scuola per attirare l’attenzione dei genitori.

In questo caso sembra che i bambini utilizzano i capricci e le proteste rispetto alla frequentazione della scuola (pianti mattutini, lamentele nel momento di fare i compiti, capricci per non andare a letto presto…) per ottenere attenzione dai genitori.

  • Rifiuto della scuola per ricerca di altre gratificazioni extrascolastiche.

Ovvero il bambino/ragazzo preferisce altre attività più stimolanti e divertenti, rispetto a quelle scolastiche. Tali attività possono andare dai giochi, ai videogames, al computer, alle uscite con gli amici ecc.. Nei piccoli si manifesta con capricci e richieste di poter stare a casa, ma spesso si riesce a portare il bambino a scuola. E’ invece un comportamento più frequente negli adolescenti, che a causa di circostanze più “favorevoli” (di solito vanno a scuola da soli o con l’autobus, quindi sono meno sotto stretto controllo genitoriale), finiscono per assentarsi dalle lezioni.

Detto ciò, appare forse più chiaro come mai alcuni momenti del ciclo scolare abbiano maggiori probabilità di veder insorgere questa problematica. Sembra infatti che si manifestino dei “picchi” di rifiuto nelle età del cambio scuola, ossia a 5/6 anni (entrata alle elementari), 10/11 (entrata alle medie) e 13/14 (entrata alle superiori), quando la novità si ripresenta, portando con sé nuove aspettative e responsabilità (nuovi insegnanti, nuovi compagni, nuovo metro di giudizio, nuovi edifici spesso più distanti da casa, ecc..).

Inoltre si notano particolari diffusioni del problema al rientro dalle vacanze estive e invernali, e dopo periodi di assenza da scuola dovuti a malattie o altre cause familiari, in cui probabilmente il bambino ha avuto modo di sperimentare attività extrascolastiche più divertenti e gratificanti.

E’ fondamentale comprendere la motivazione legata al rifiuto scolare, per poter poi procedere nella maniera più adeguata. E’ quindi essenziale dialogare con il bambino, e anche osservare e monitorare i suoi comportamenti rispetto alla scuola e a i compiti, per poter individuare la fonte del problema.

I bambini che a casa si applicano e studiano, e poi fanno i capricci per andare a scuola, è molto probabile che stiano manifestano una fobia collegata alla scuola, piuttosto che un suo rifiuto per disinteresse.

E’ bene assicurarsi che il bambino, poi ad esempio, non abbia una qualche forma di ansia generalizzata che vada oltre la scuola, che stia influenzando in generale la sua quotidianità.

E’ bene escludere anche eventuali sintomi depressivi (che spesso nei bambini prendono la forma di aggressività, oltre che di ritiro e tristezza), per cui il rifiuto della scuola sarebbe soltanto una conseguenza secondaria al suo malessere interiore, causato da altri fattori.

Stessa cosa, per l’indagine rispetto ad un eventuale disturbo dell’apprendimento, che potrebbe compromettere il percorso scolastico se non adeguatamente identificato.

Una volta giunti ad un’ipotesi sulle cause, sarà possibile pianificare un percorso psicologico per trattare il rifiuto scolare, che a seconda del caso, sarà attuato sul bambino/ragazzo, sulla coppia genitoriale o sull’intero nucleo familiare. In molti casi, sarà necessario anche il supporto degli insegnanti e della scuola, che in ogni caso andrebbero informati sulla problematica in corso. 

 

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Dott.ssa Chiara Francesconi

chiarafrancesconi.psico@gmail.com

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Autori: J.Young, J.Bowlby, Jon Kabat Zinn, G. Liotti, Aaron Beck & Albert Ellis

Dott.ssa Chiara Francesconi - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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