Sebbene si parli spesso del concetto di autostima e dell’importanza di sviluppare una buona considerazione di sé, molto meno si sente parlare di autoefficacia. Eppure i due costrutti sono in strettissimo rapporto, tanto da influenzarsi reciprocamente. Per semplificare si potrebbe rappresentare l’autoefficacia come una parte costituente il concetto di autostima.
Ma andiamo per ordine. Con autostima ci riferiamo ad un giudizio di valore (positivo o negativo) riguardo a se stessi.
Il ritratto di una persona con una buona stima di sé è caratterizzato da consapevolezza del proprio valore e delle proprie capacità. Ciò include anche la piena coscienza dei propri limiti e debolezze. Non stiamo quindi parlando di soggetti che si percepiscono perfetti. La sicurezza di sé rispecchia l’abilità di equilibrare le proprie mancanze mettendo in luce le qualità positive e facendo leva su quelle nel far fronte alle richieste quotidiane e nell’affrontare nuove sfide.La persona con scarsa autostima si percepisce di scarso valore, è insicura, poco fiduciosa in sé e nelle proprie risorse. È un soggetto timoroso, dipendente dal consenso esterno e dai giudizi degli altri, da cui trae informazioni per stabilire il proprio valore. Preferisce evitare di prendere posizione e tende a tirarsi indietro di fronte ad un ostacolo.
Questi in gran parte sono concetti conosciuti, proviamo allora a spiegare meglio che cos’è quest’autoefficacia.
L’autoefficacia (o per meglio dire “autoefficacia percepita” come descritta da Albert Bandura) corrisponde alla convinzione dell’individuo di essere capace di dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico o sociale, nonché la capacità di imparare dall’esperienza. In altre parole consiste nella percezione di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere o divenire qualcosa.
Le convinzioni di efficacia non rappresentano chi siamo, non sono il punto finale di una riflessione su di sé. Al contrario esse determinano le nostre disposizioni e le nostre abitudini, visto che è improbabile che ci si impegni in attività che riteniamo di non saper affrontare. A maggior ragione quindi è da tali valutazioni che scaturiscono anche le nostre mete e i nostri obiettivi, dal momento che ci prefiguriamo di raggiungere le cose per cui siamo portati e che vediamo realizzabili, piuttosto che coltivare desideri irraggiungibili.
L'autoefficacia, nella sua accezione di "essere agenti attivi", ci rimanda immediatamente al concetto di “controllabilità”, aspetto essenziale in ambito psicologico. L’essere umano ha una forte necessità di autodeterminazione, ossia di poter gestire e controllare attivamente la sua vita, gli eventi, di dirigere le sue scelte. In mancanza di ciò, vivendo in balìa degli eventi e del “destino”, le persone possono sviluppare senso di impotenza, di inutilità, sentimenti di tristezza, sintomi ansiosi e depressione.
L’autoefficacia si rivela perciò un utile strumento contro lo stress. Gli eventi stressanti divengono tali quando riteniamo di non avere le risorse sufficienti per poterli affrontare. Essere muniti di una buona consapevolezza delle proprie potenzialità, facilita il superamento di ostacoli e permette di rapportarsi agli eventi con maggior distacco emotivo e lucidità.
È’ impensabile tuttavia parlare di un senso di autoefficacia assoluto o generico. Sappiamo benissimo che ognuno di noi ha punti di forza e di debolezza, che nessuno è in grado di riuscire al meglio in ogni ambito di vita. Mentre il senso di autostima è un concetto ampio e globale, la percezione di autoefficacia si caratterizza per la sua specificità. Deve essere sempre ricondotta ad un determinato campo.
Sebbene sia probabile che la comprovata efficacia in un ambito aumenti la percezione di essere in grado di gestire ulteriori esperienze, sembra riduttivo se non privo di significato chiedere ad un soggetto quanto si senta efficace in generale!
Infine i due costrutti di autostima e autoefficacia si basano entrambi su un altro concetto: quello di locus of control, ossia l’attribuzione di responsabilità. I soggetti che hanno fiducia in sé e percezione di competenza attribuiscono i loro successi a qualità personali e i loro fallimenti a fattori esterni e legati alle particolari situazioni. Le persone insicure e con scarsa stima di sé tendono ad attribuirsi la colpa dei loro fallimenti, considerando i successi solo conseguenze del caso o della fortuna momentanea.
Lo stile attribuzionale influenza fortemente le successive esperienze personali, dando il via a "circoli viziosi" in cui l'autopercezione di sè e delle proprie abilità condiziona lo svolgersi degli eventi, andando a confermare l'ipotesi causale di partenza.
Come si può migliorare la propria autostima per rapportarsi in maniera più serena e consapevole al mondo?
Sapendo che le fondamenta dell’autostima hanno origine nell’infanzia, dall’ambiente in cui si è vissuto, dalle persone con cui si è entrati in contatto, dai modelli educativi e dalle esperienze, è probabile che essa sia costituita da profonde e radicate credenze personali. Appare perciò arduo il compito di modificare direttamente la visione che abbiamo di noi. Incrementare l’autostima è però possibile agendo sulle componenti che la costituiscono.
E’ qui che entra in gioco l’importanza dell’autoefficacia. Essendo un costrutto abbastanza “pratico”, basato su fatti, risulta più semplice influenzare questa percezione.
Che cosa promuove l’autoefficacia?
In primo luogo il riuscire a realizzare degli obiettivi. Raggiungere delle mete, soprattutto a breve termine, incide positivamente sulla visione di se stessi e sul proprio senso di competenza. Ovviamente gli obiettivi devono essere stabiliti secondo dei criteri di realizzabilità e su un piano progressivo di difficoltà.
In questo caso l’aiuto di uno psicologo può aiutare nell’applicazione della procedura di “goal setting”, predisponendo un percorso basato su obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili e da sviluppare nel corso del tempo, dal breve al medio al lungo termine.
Sebbene l’esperienza diretta di padronanza sia l’elemento fondamentale, anche la persuasione verbale da parte degli altri può favorire un maggior senso di autoefficacia. Se le persone che sostengono e incoraggiano sono individui verso i quali c’è stima e ammirazione, i suggerimenti e le incitazioni saranno prese come un rinforzo positivo anche verso se stessi (“me lo sta dicendo una persona che conta”). E’ quindi importante tenere in considerazione la rete di contatti e il sostegno sociale su cui si può fare affidamento.
Riferimenti:
Bandura A (1997). Self-efficacy: the exercise of control, New Jork, Freeman, trad. It.
Autoefficacia. Teoria e applicazioni, Trento, Erickson, 2000.