PAROLA D’ORDINE: CONDIVIDERE!
Qual è la prima cosa che fate quando vi succede una cosa brutta? E quando ricevete una bella notizia?
Siete di quelli che corrono subito a citofonare, telefonare, smessaggiare, twittare ad amici, familiari e conoscenti o vi tenete tutto dentro?
Gli studi dimostrano che la condivisione è la scelta migliore. In entrambi i casi (di notizie belle e brutte).
I ricercatori Shelly Gable e Harry Reis hanno rilevato che quando rendiamo partecipi gli altri dei nostri eventi positivi si attiva una cosiddetta “capitalizzazione” del benessere (per chi non mastica bene l’economia, tipo me!, va benissimo anche il concetto di ulteriore aumento del benessere!). I fattori responsabili di questo fenomeno sembrano essere due. Da una parte, la pura condivisione di un’esperienza positiva fa sì che essa venga richiamata in memoria, rivissuta e sperimentata ogni volta che viene narrata, rigenerando e prolungando la sensazione di gioia. D’altra parte, la percezione che l’altro a cui abbiamo raccontato il fatto reagisca con un sincero sentimento di contentezza ed apertura, incrementa maggiormente l’emozione positiva. La ricezione di sostegno sociale attiva infatti un accrescimento dell’autostima e rafforza la qualità della relazione con l’altro. Il soggetto percepisce di esser stato valutato in maniera positiva, di aver raggiunto un obiettivo oggettivamente positivo ed importante, e diviene consapevole della disponibilità e vicinanza dell’altro.
Tutto ciò, ovviamente, avviene quando l’ascoltatore risponde in maniera positiva, validando e riconoscendo il valore dell’evento. Per contro, reazioni di minimizzazione, critiche e sottolineature degli aspetti negativi della situazione narrata, producono emozioni opposte nel soggetto. Per “difendersi” da un eventuale svalutazione dell’evento, le persone dovrebbero quindi saper scegliere di manifestare la loro gioia a persone di fiducia e supportive.
E cosa accade invece, se confidiamo un’esperienza spiacevole? All’opposto di quello che si verifica con gli eventi positivi, il ricordo in questo caso non si fa più vivido e denso d’emozioni. Il nostro scopo è infatti quello di condividere l’evento per ricevere un particolare tipo di sostegno sociale: un supporto che ci aiuti a ridurre l’impatto negativo, a ridimensionare l’evento, a metterne in luce eventuali aspetti favorevoli, a renderlo quindi sempre più neutro e sempre meno disponibile in memoria. In altre parole quando stiamo male cerchiamo conforto per scacciare via la brutta esperienza e il suo ricordo. E’ come se chiedessimo aiuto per ridimensionare quello che è successo e non per “condividere” nel senso più stretto del termine.
In ogni caso, sembra proprio che per aumentare, mantenere o ripristinare la serenità sia consigliato sfogarsi!