Lo psicologo, che abbia conseguito un’adeguata formazione in materia di consulenza tecnica in ambito forense, può essere chiamato come esperto in diversi ambiti e in varie forme di intervento.
Il contributo dello psicologo viene definito “consulenza tecnica” quando opera in ambito civile e “perizia” per l’ambito penale. L’incarico può venire affidato da un giudice, da un PM, da un avvocato o da un privato cittadino, a seconda delle circostanze. Quando lo psicologo viene nominato da un Giudice o PM svolge il ruolo di “consulente tecnico d’ufficio” o CTU, mentre quando è un avvocato o il singolo cittadino ad affidargli l’incarico, esso assume il ruolo di “consulente tecnico di parte” o CTP.
I requisiti richiesti solitamente per poter svolgere tali mansioni di esperto prevedono:
- Iscrizione all’Albo degli Psicologi (da almeno 3 anni);
- Specifico percorso formativo in ambito di Psicologia Giuridica
- Specifiche competenze relative alle aree di svolgimento dell’attività (psicodiagnostica, clinica, del lavoro, neuropsicologi…)
Settori in cui lo psicologo può dare un contributo:
Ambito civile:
- Valutazione peritale su genitori e figli nei casi di separazione e divorzio
- Valutazione della sindrome di alienazione genitoriale
- Valutazione di adulti e bambini nei casi di affido e adozione
- Valutazione del danno psichico
- Valutazione nei fenomeni di mobbing
- Valutazione neuropsicologica dell’anziano e delle demenze
Ambito penale:
- Valutazione ed ascolto di minori, in casi di sospetto abuso e violenza
- Valutazione della capacità di intendere e volere
- Valutazione della capacità di stare in giudizio
- Valutazione della suggestionabilità e capacità di rendere testimonianza
Nella maggior parte dei casi, lo psicologo ha a sua disposizione due strumenti fondamentali per svolgere il suo incarico:
- Il colloquio clinico
- L’uso di test e questionari
Il colloquio clinico è lo strumento principe per poter inquadrare la persona, la sua personalità, i suoi punti di forza e di debolezza. Durante i colloqui si raccolgono informazioni sulla storia di vita, sul momento attuale, sulle modalità di pensare e agire della persona. Il momento di relazione è utile anche per cogliere aspetti di personalità e difficoltà interiori tramite i canali “non-verbali” della comunicazione (postura, gesti, movenze, tono di voce, contatto visivo, stile di comunicazione…).
Si possono poi condurre colloqui più specifici, con l’utilizzo di particolari stili di domande, per sondare la capacità di comprensione, di linguaggio, di memoria, di suggestionabilità, di ricordo.
L’uso degli strumenti psicodiagnostici rappresenta la componente più “oggettiva” della valutazione psicologica. E’ prassi somministrare una batteria testologica che comprenda sia test proiettivi che questionari standardizzati. Inoltre, a seconda della situazione e dell’incarico affidato, sarà più idoneo utilizzare strumenti diagnostici, di personalità, di valutazione delle capacità mentali, o di intelligenza (più o meno specifici, qualora dai questionari globali si ravvisino particolari difficoltà o compromissioni).
Tra gli strumenti che personalmente utilizzo più di frequente nella pratica psicodiagnostica, si trovano:
- MMPI-2 (questionario di personalità standardizzato)
- MCMI-III (questionario di personalità standardizzato)
- WARTEGG (test proiettivo di personalità)
- SAT (test proiettivo di personalità e attaccamento)
- Test dell’Albero, della Figura Umana, della Persona nella Pioggia, e Disegno della Famiglia (come proiettivi carta/matita per valutare personalità, relazioni familiari ed interpersonali)
- APS-I (intervista per la valutazione delle capacità genitoriali)
- PARI (questionario per la valutazione delle capacità genitoriali)
- WAIS-R (reattivo mentale per la valutazione delle capacità mentali e QI)
- Matrici di Raven (test non verbale per la valutazione delle capacità mentali e QI)
- Beck Depression Inventory-II (BDI-II)(per la valutazione globale dell’intensità della depressione)
- State-Trait Anxiety Inventory (STAI)(per la valutazione dell’ansia di stato e tratto)